11 marzo 2014 - Questionario sulla omosessualità

promosso dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Piacenza

Il questionario sulla omosessualità, inviato in questi giorni dall’Assessore Comunale alle Pari Opportunità Dott. Giulia Piroli ai Presidi degli istituti scolastici di secondo grado, e subito assurto alla ribalta della cronaca cittadina, suscita molteplici interrogativi, ai quali l’Unione Giuristi Cattolici di Piacenza chiede venga data limpida ed urgente pubblica risposta.

In primo luogo è necessario chiarire se, come sostenuto da talune fonti, l’iniziativa sia stata intrapresa all’insaputa della Giunta e dello stesso Sindaco, e se, quindi, essa possa o meno considerarsi espressione dell’indirizzo politico-amministrativo della Giunta stessa. Va da sé che, in mancanza di una chiara presa di posizione in proposito, sarà legittima la conclusione che si tratti di operazione pienamente condivisa dall’Amministrazione in carica.

In secondo luogo, è opportuno precisare in relazione a quali competenze, funzioni o poteri del Comune o – comunque – dell’Assessorato alle Pari Opportunità possa essere ascritta l’iniziativa. Non è chiaro, infatti, in base a quali fra le norme vigenti, l’Assessore Comunale alla Pari Opportunità possa considerarsi legittimato alla predisposizione del questionario; né in forza di quali norme l’Amministrazione Comunale possa indirizzarlo alle scuole superiori, circa le quali la legge attribuisce alcuni poteri – ma limitatamente all’organizzazione della rete scolastica – alla Provincia, non al Comune.

Mentre si auspica che anche l’Amministrazione Provinciale vorrà esaminare la questione, a tutela delle proprie competenze, pare corretto concludere che, in mancanza del doveroso chiarimento circa il fondamento giuridico dell’iniziativa, le istituzioni scolastiche, nel pieno e responsabile esercizio della loro autonomia, vogliano assoggettarla alla valutazione critica inderogabilmente richiesta da iniziative come quella in esame, soprattutto ove non sussista, come pare evidente nel caso di specie, alcun obbligo giuridico di darvi corso.

Le stesse perplessità tecnico-giuridiche or ora formulate evidenziano che il modo di procedere seguito per la diffusione del questionario ha singolari e spiacevoli similitudini con quello adottato per l’approvazione alla Camera del disegno di legge sulla omofobia (il c.d. DDL Scalfarotto), discusso a tappe forzate ed in sedute notturne, alla presenza di uno sparuto gruppo di deputati, e degli opuscoli in materia di educazione sessuale (di promozione, nelle scuole, delle ideologie omosessualista ed LGBT), confezionati dall’Istituto Beck con la collaborazione di ben ventinove associazioni LGBT, diffusi dall’ Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), articolazione funzionale del Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (dei quali, come è emerso recentemente, non erano stati informati né il Ministro dell’Istruzione, né il Dipartimento delle Pari Opportunità).

Non ci si può sottrarre all’impressione che, in questo modo, si voglia surrettiziamente imporre l’idea che il contrasto alla discriminazione nei confronti delle persone omosessuali non possa consistere che nella positiva promozione delle ideologie gender ed LGBT, e che, pertanto, si debbano diffondere anche nella scuola tali ideologie, allo scopo di divulgare una nuova e fantasiosa antropologia, che nulla ha che vedere con la realtà delle cose. Al contrario, è di tutta evidenza che solo la piena e convinta adesione alla verità antropologica può fondare e realizzare un sincero ed effettivo superamento di qualunque atteggiamento discriminatorio.

Tanto premesso, deve essere ulteriormente chiarito, onde valutare l’attendibilità del questionario e dei risultati che esso dovrebbe fornire, in base a quali criteri tecnico-statistici esso sia stato predisposto, onde fugare la pur facile conclusione che esso esprima nient’altro che i pregiudizi ideologici dell’estensore e valga, in sostanza, a determinare un risultato preconfezionato, allo scopo di dimostrare la sussistenza di atteggiamenti discriminatori che in realtà non esistono, per poi giustificare – sotto il pretesto della lotta alla discriminazione – l’avvio di una campagna di indottrinamento omosessualista nelle scuole. 

Pertanto, in attesa che l’Amministrazione Comunale fornisca alla cittadinanza tali indispensabili chiarimenti, l’Unione Giuristi Cattolici chiede che il questionario di cui si tratta, e la lettera di presentazione che lo accompagna, lungi dall’essere diffusi quasi furtivamente, all’evidente scopo di agevolare l’autorizzazione di un’iniziativa che, se avviata in piena trasparenza, non potrebbe che suscitare la più ampia discussione critica e le più fondate opposizioni, vengano invece sottoposti all’ineludibile vaglio dell’opinione pubblica.

 

Piacenza, 11 marzo 2014.

 

Unione Giuristi Cattolici Piacenza