18 marzo 2013 - Saluto a Papa Francesco

La lettera del Presidente dei Giuristi Cattolici piacentini

“Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una Ong assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore”. Sono parole di Jorge Mario Bergoglio, pronunciate nella omelia della Santa Messa pro Ecclesia del 14 marzo scorso, dopo la sua elezione, come lui ha detto, a Vescovo di Roma, diocesi che presiede nella carità tutte le diocesi del mondo. I pochi gesti, semplici e talora, con affettuosa confidenza, fuori dal cerimoniale; la scelta del nome, Francesco, sulle orme del poverello di Assisi, Patrono d’Italia, uomo dallo spirito umile e semplice, ma fortemente simbolico per la Chiesa dei tempi; la vicinanza ai poveri; la fermezza sui principi ma anche l’accento, in particolare nel primo Angelus da Piazza San Pietro, sulla misericordia di Dio per l’uomo, rendono l’elezione del nuovo Pontefice un fatto entusiasmante. Assieme a Dio, Papa Francesco parla con semplicità anche del suo antagonista, il Diavolo, lo nomina, ne smaschera la presenza ed i disegni. Una parola per coloro per i quali Satana è superstizione, favola infantile, retaggio arcaico del misticismo dei tempi che furono. Dopo il dono di Benedetto XVI e del Suo potente magistero, in un’epoca come quella che stiamo vivendo, in particolare in Occidente, di profonda crisi di principi e di valori, prima che economica, in cui la società e la gente, smarrite, vivono un’attesa profonda, esistenziale, talora inconsapevole ed inconfessata, di risposte, di consolazione; in tempi di scandali nella Chiesa, ed in cui la politica, in particolare in Italia, segna tristemente il passo della discordia, della divisone, della contesa a tutti i costi, Papa Bergoglio, per quello che, semplicemente, lui è, e per il peculiare e semplice modo in cui pone di nuovo Cristo al centro della vita della Chiesa, mi pare essere, in sé, proprio ciò che ora stavamo aspettando, la risposta che Dio, dopo Papa Benedetto XVI, per mezzo dello Spirito Santo, dà a noi, alla sua Chiesa, ai tempi moderni, al nostro tempo. Una risposta che consola, unisce e fa vedere con una nuova forza il Volto di un Dio vicino all’uomo che soffre, al peccatore a cui offre, solo che si riconosca tale e si penta, un giudizio non di condanna ma di misericordia; che ci incoraggia nelle difficoltà, ci mostra un volto della Chiesa non lontano e curiale (come a taluni, soprattutto tra i suoi nemici, poteva sembrare) ma semplice, vicino alla gente, al popolo, ai poveri, nell’annuncio essenziale dell’unica Verità che può salvare: il Kerigma, l’annuncio di Cristo morto e risorto, che ci apprestiamo a vivere nella prossima Pasqua. Di tutto questo non possiamo che rallegrarci, non c’è neppure bisogno di attendere di vedere quello che il nuovo Papa farà, perché, anche con lui, dopo la mitezza e la profondità del magistero di Papa Ratzinger, lo Spirito Santo ha già parlato ai nostri cuori. Papa Francesco, per lo stile con cui porta Cristo e i poveri al centro, è già un programma, è la risposta di Dio che oggi stavamo aspettando, credenti e non credenti. Ne siamo commossi e profondamente grati al Signore.


Piacenza, 18 marzo 2013.


Livio Podrecca

Presidente UGCI Piacenza